Cronaca

Bimbo ucciso dal padre, la Corte europea ha condannato l'Italia

L'omicidio del bambino avvenne a Scarperia nel 2018. E' stata la madre del piccolo a presentare ricorso. L'uomo ferì anche la donna

La sede della Corte europea per i diritti dell'uomo

La Corte Europa per i diritti dell'uomo ha condannato lo Stato italiano per non aver adeguatamente protetto una donna di Scarperia e i suoi due figli dagli atti violenti del compagno che culminarono, il 14 Settembre 2018, in una terribile aggressione in cui il bambino più piccolo di un anno fu accoltellato a morte dal padre e la donna rimase ferita. L'uomo tentò anche di gettare dal terrazzo la figlia maggiore di 7 anni. "I procuratori sono rimasti passivi di fronte ai gravi rischi che correva la donna e con la loro inazione hanno permesso al compagno di continuare a minacciarla e ad aggredirla" hanno scritto i giudici. A seguito di questa sentenza, lo Stato dovrà versare alla donna 32mila euro per danni morali.

E' stata la madre della piccola vittima a presentare ricorso alla Corte Europea per i diritti dell'Uomo. Il suo avvocato, Massimiliano Annetta, sostenne che, in questa straziante vicenda, lo Stato italiano non fosse stato in grado di adottare le misure necessarie a protezione dei cittadini, violando così il diritto alla vita del bambino che fu ucciso. La Corte di Strasburgo gli ha dato ragione.

"E' una sentenza molto interessante e per certi versi dirompente che impone allo Stato italiano un rafforzamento delle misure di protezione delle vittime di reati violenti - ha commentato l'avvocato Annetta - Lo Stato è stato condannato perchè non ha posto in essere tempestivamente le misure necessarie di protezione della vita della ricorrente e dei suoi figli nonostante che costei, fin dal 2015, avesse presentato nei confronti del compagno numerose denunce per reiterate aggressioni e violenze poste in essere nei suoi confronti e reiterate minacce di togliere la vita ai loro figli".

"Di particolae rilievo l'affermazione della Corte che ha ritenuto immediatamente esperibile il ricorso perchè, all'interno dello Stato, non sussistono rimedi da perseguire per far valere il fallimento dello Stato nell'obbligo di protezione - ha sottlineato ancora l'avvocato Annetta - Questo significa che le vittime rimaste prive di ascolto e protezione da parte delle autorità statali potranno, immediatamente, esperire ricorso alla Corte europea per chiedere un risarcimento in conseguenza della violazione dell'obbligo di protezione del loro diritto alla vita".