Attualità

"Offrire speranza alle periferie esistenziali"

Nell'omelia di Pentecoste l'arcivescovo Betori esorta a non chiudersi in comunità impermeabili ma a essere testimoni di bellezza. Ricordando Benelli

Il cardinal Giuseppe Betori

Non chiudersi in comunità impermeabili, non lasciare indietro nessuno e anzi aprirsi a orizzonti di speranza per chi si trova nelle periferie esistenziali, divenendo testimoni di bellezza: è sostanzialmente questa l'esortazione che l'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha rivolto oggi nella sua omelia di Pentecoste proclamata durante la messa solenne nella cattedrale di Santa Maria del Fiore in cui ha riservato un ricordo speciale per il cardinale Giovanni Benelli.

Del cardinal Benelli è stato celebrato il 12 Maggio scorso il centenario della nascita, e di lui, definito "caro pastore fiorentino", Betori richiama un tratto peculiare: "La sua proverbiale efficienza non era un tributo alla cultura moderna del fare, ma la spinta a dare forma concreta a un’esistenza trasformata dalla fede, in grado quindi di offrire una visibile testimonianza di Cristo".

La stessa testimonianza a cui l'arcivescovo invita i fedeli: "Oggi - sono le parole di Betori - la minore rilevanza dell’esperienza ecclesiale nel contesto culturale rischia di indurre i cristiani a chiudersi in comunità impermeabili al mondo invece che a farsi coraggiosi testimoni della bellezza perenne del Vangelo". E più avanti: "Si tratta di aprirsi ad orizzonti di vita che offrano speranza a quanti stazionano nelle periferie esistenziali". In conclusione: "Si è Chiesa in quanto si sta all’ascolto della Parola che trasmette la testimonianza degli apostoli; si vive una comunione affettiva ed effettiva, nelle relazioni interpersonali e nelle forme concrete della carità che non lascia ai margini nessuno".