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Sulla crisi Covid l'sos dei commercialisti

Imprese in crisi di liquidità, giovani professionisti in crisi di fiducia. Col carico da 11 delle burocrazie rispettare le scadenze è una sfida

Tante aziende in crisi, troppo complicato rispettare gli adempimenti. Che fare? Lo domandano i commercialisti della provincia di Firenze per bocca del presidente dell'ordine Leonardo Focardi, che chiede "maggiore chiarezza sulle normative e più tempo per recepirle, ma anche un confronto più semplice tra lo Stato e i professionisti che devono lavorare per assicurare i corretti adempimenti”. 

I commercialisti lamentano una ragnatela di bizantinismi burocratici, "una matassa di proroghe, crediti d’imposta, rate sospese, contributi e sgravi che hanno reso arduo riuscire a fare chiarezza". Sono abituati, ma quest'anno "tutto si è complicato, proprio per l’effetto pandemia". 

La crisi, poi, comprime lo sviluppo di nuove energie coi giovani commercialisti che tendono ad allontanare da sé l'amaro calice del dedalo normativo per scegliere - potendo - un lavoro dipendente purché sia. Questo penalizza la crescita della professione e priva le imprese di energie fresche, proprio ciò di cui avrebbero bisogno adesso con la "forte carenza di liquidità dovuta essenzialmente ai mancati incassi dei mesi scorsi, che rende sempre più difficile rispettare gli adempimenti". 

Il commercialista, ricorda Focardi, ha un ruolo centrale nella rilevazione e gestione della crisi d’impresa: "Ma bisogna essere messi in condizione di lavorare, mentre l’idea è che oltre a un’emergenza sanitaria ed economica qui ci si trovi di fronte anche a un’emergenza di assetti organizzativi delle nostre aziende - riflette - dalla quale bisogna in tutti i modi uscire. Ma tutto questo è seriamente complicato”.