Di questo si è dibattuto lunedì all'Expo di Milano all'incontro 
nazionale "Il tartufo come risorsa del territorio italiano: strategie e 
progetti per la sua tutela e valorizzazione", con la presenza 
qualificata di esperti e operatori del settore, rappresentanti di 
istituzioni ed enti pubblici, organizzazioni agricole e associazioni di 
categoria di diverse regioni italiane, tra cui, Piemonte, Marche, 
Umbria, Toscana ed Emilia Romagna.
Ad organizzarlo l'Unione montana dei Comuni del Mugello e la Federazione regionale degli Ordini dei dottori Agronomi e dottori Forestali della Toscana.
Ha introdotto i lavori il presidente Consiglio nazionale dei dottori 
Agronomi e Forestali, e da poco presidente mondiale degli Agronomi e 
Forestali, Andrea Sisti mentre per l'Unione dei Comuni Mugello
 è intervenuto il dirigente del Settore Agricoltura e Foreste Giovanni 
Miccinesi che ha illustrato il progetto di tutela, promozione e 
valorizzazione del tartufo che è stato realizzato nel territorio 
mugellano. E che, all'incontro, è stato riconosciuto tra i più positivi 
ed efficaci insieme a quello sperimentato a Modena.
"Il tartufo è un prodotto di alto pregio e una risorsa per i territori, lo è per l'importanza economica che riveste e come indotto nei settori turistico, gastronomico e fieristico. Abbiamo colto l'occasione unica e irripetibile dell'Expo - sottolinea il presidente dell'Unione montana dei Comuni del Mugello Federico Ignesti -, per mettere a confronto le esperienze territoriali realizzate in Italia e condividere azioni di tutela e valorizzazione del tartufo e dei territori di produzione, a partire dall'esperienza sperimentata in Mugello che è stata riconosciuta come una delle più virtuose ed efficaci. Esperienza - conclude - che può essere un contributo per l'aggiornamento delle normative".
L'esperienza del Mugello, insomma, potrebbe 
essere presa a "modello" a livello nazionale: in particolare, si è 
partiti dall'analisi degli ambienti naturali di crescita dei tartufi e 
delle problematiche sulla perdita di superfici tartufigene, per poi 
realizzare una mappatura e una perimetrazione delle tartufaie locali - 
550 ettari censiti di tartufo bianco e 1800 ettari del nero - fino a 
identificarle, nell'area principale di produzione, come zone tutelate 
negli strumenti urbanistici dei Comuni di Barberino, Borgo San Lorenzo, 
Scarperia e San Piero, Vicchio.
In seguito, sono state approfondite le conoscenze sulle altre componenti
 della filiera del tartufo (dai cercatori ai proprietari dei terreni, 
alle aziende agricole e agli enti pubblici) e sulle relazioni virtuose 
che possono essere intraprese per tutelare, valorizzare e incrementare 
la produzione della risorsa.
Più recentemente la Città Metropolitana di 
Firenze ha esteso a tutto il territorio provinciale l'analisi delle 
problematiche e la mappatura delle tartufaie naturali e coltivate, ed 
esperienze simili sono state condotte nelle province toscane di Arezzo, 
Pisa e Siena.
Dall'incontro tenutosi all'Expo è emersa la volontà di istituire un 
tavolo tecnico nazionale sul tartufo che serva ad armonizzare le diverse
 normative regionali in materia e ad elaborare una proposta di modifica 
delle norme nazionali da presentare a governo e Parlamento.