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Sagre permesse e vietate per Covid, il caso scotta

Il calendario delle sagre in ordine sparso ha fatto infuriare gli addetti ai lavori. In alcuni comuni non sono ammesse, in altri sono consentite

Le sagre sono un elemento distintivo di molte località toscane e gli organizzatori specialmente questa estate speravano di poter accendere i fornelli e recuperare le perdite degli ultimi mesi. Nella maggior parte dei casi sono organizzate da associazioni che vivono della contribuzione dei partecipanti e dei "coperti". 

Le associazioni di categoria come la Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici hanno invece invitato a limitare le "sagre selvagge" garantendo respiro ai ristoratori ed hanno applaudito i sindaci che le hanno ridotte o fermate.

La mancanza di un calendario generale a causa delle diverse scelte operate dai singoli comuni ha messo in crisi gli addetti ai lavori. In alcune località le sagre sono ammesse mentre in altre no.

Il caso del Mugello è diventato esemplare con la decisione del Comune di Borgo San Lorenzo che non ha autorizzato il calendario. La decisione del sindaco Paolo Omoboni ha riscosso il plauso di Fiepet Confesercenti Toscana con Franco Brogi che ha commentato "Sono state considerate le ragioni dei ristoratori costretti a chiudere per mesi per la pandemia e ancora a scartamento ridotto".

"Non vogliamo esprimere giudizi se sia giusta meno la scelta di Borgo San Lorenzo. Vogliamo però rilevare che, ancora una volta i comuni del nostro territorio si sono mossi ognuno per conto proprio, senza trovare il modo di coordinarsi” lo h detto Massimo Capecchi, presidente di Cna Mugello.

“Nel Mugello le sagre, in condizioni normali, si svolgono in ogni comune e ogni anno ce ne sono decine, quindi è una questione che riguarda tutto il territorio. Sarebbe stato preferibile che la decisione se farle svolgere o no e in che modalità fosse stata presa collegialmente. Invece, qual è il risultato? In alcuni comuni non possono svolgersi mentre in altri sì, con una conseguente disparità che francamente ci lascia perplessi” ha detto Capecchi. “Verso il territorio unico del Mugello il primo passo sarebbe stato quello di regolamentare a livello di Unione dei Comuni lo svolgimento delle sagre, ma evidentemente anche i piccoli passi costano troppa fatica e, di conseguenza, i grandi viaggi stentano a cominciare. Coordinarsi sulle sagre poteva essere un'occasione per cominciare a percorrere questa strada. Occasione persa purtroppo” ha aggiunto Capecchi. “L'auspicio è che questo nostro contributo possa servire come spunto di riflessione e che magari sia da stimolo per decisioni future che dimostrino da parte della politica locale una volontà, non solo di facciata, di unire finalmente il Mugello” ha concluso Capecchi.